Sunday, February 23, 2014

May your Mistral wind blow me in the right direction

15 febbraio 2014

A cuore caldo, guardando la profondità dei tuoi cieli aperti, ti lascio.
Guidami sempre con il tuo Maestrale.

Lingua sarda e vita all'estero

Nella mia vita ho viaggiato davvero tanto, ma questa volta è tutto diverso. Questa volta non sono partita come viaggiatrice, bensì come uno dei tanti cervelli in fuga dall'Italia.
In questa sede non ho però intenzione di parlarvi di cosa si provi ad essere un cervello in fuga. Con queste poche righe iniziali vi voglio solo raccontare di un'emozione che ho provato per la prima volta oggi (9 Febbraio 2014) e che non avrei mai pensato potesse esistere.

 [doverose premesse: vivo a Nancy, cittadina di medie dimensioni nel nord est della Francia. Qui non conosco altri italiani. Non parlo la mia lingua da quasi due mesi. Non è facile: la mia padronanza del francese è molto buona, ma non ha niente a che vedere con quella dell'italiano o dell'inglese. Va da sé che la mia prima lingua, quella madre, mi manchi immensamente]

Mentre scrivo queste righe sono seduta sul sedile di un aereo, di ritorno verso la mia splendida isola per la discussione della tesi dottorale. Erò già eccitata all'idea, ma l'arrivo all'aeroporto di Hahn mi ha sorpresa in termini emotivi.
Davanti a me, decine di riconoscibili conterranei emigrati in Germania, chi da 42 anni, chi da qualche mese. Parlano tutti la mia lingua e posso potenzialmente interagire con loro. Li ascolto raccontarsi le loro storie di espatriati, li ascolto ricordarsi quanto la Sardegna gli manchi, li vedo parlare come se fossero amici da una vita anche se forse non si sono scambiati nemmeno il nome, in quegli istanti magici in cui il cuore si riempie così tanto da doverti far sorridere. Parlano e ridono ad alta voce. E ogni tanto dicono delle cose che nemmeno gli altri connazionali capirebbero.
Tra queste persone c'è una coppia di lavoratori della Ferrero che si scambia una battuta in sardo. Col cuore in gola e le lacrime che bussano forte ai dotti, dico: "Com'è bello sentirvi parlare in sardo. Mi manca tantissimo".

Non avrei mai creduto di poter provare un sentimento di attaccamento alla mia terra così forte da farmi emozionare. Nonostante la mia formazione, non credevo di dover scoprire ora quanto esattamente vale e quanto può fare una lingua. Lo so ora, mentre scrivo della mia isola amata e odiata, essendo lontana da essa.

Sardegna mia, arrivo. Non so per quanto durerà questa mia emozione, ma per ora non vedo l'ora di riviverti. Per ora, mi duole ammettere di amarti.